Come ci comportiamo di fronte a un grave pericolo, una situazione molto critica, che può mettere a rischio la nostra vita e quella dei nostri cari oltre che di molti individui della nostra collettività?
Chi si occupa in modo approfondito del fenomeno della violenza stradale non può non aver accuratamente analizzato questo specifico aspetto di economia comportamentale.
L’emergenza corona virus ci ha messo di fronte ad alcune dinamiche cognitive riguardanti la comprensione, la percezione di un certo rischio sociale e le conseguenti reazioni ad esso, spesso anche differenti da persona a persona.
In Italia l’allarme contagio è partito in modo blando, poi, man mano che i numeri dell’epidemia crescevano, misure di contenimento e consapevolezza della gravità del fenomeno si sono via via intrecciate in una spirale crescente fino a portare al blocco generale di ogni attività non essenziale. Oppure non nociva.
E su questa ultima differenza tra attività non indispensabili e non dannose si sono creati due blocchi contrapposti di “scuole di pensiero”.
Da una parte i sostenitori del coprifuoco assoluto, riuniti sotto lo slogan governativo #IoRestoACasa, e dall’altra i difensori del diritto di muoversi anche solo per una passeggiata o per “sport e attività motoria”, a piedi o in bici, come peraltro esplicitamente previsto e consentito dal decreto Conte.
Il paradosso, inoltre, consiste nel fatto che ambedue le “fazioni” abbiano ragione, sia chi decide di restare stabilmente nella propria abitazione sia chi vuole muoversi all’aperto nel rispetto delle disposizioni vigenti. Il conflitto si accende però quando i primi esigono che il loro comportamento sia imposto anche agli altri, accusati di essere “fuorilegge”, irresponsabili e pericolosi potenziali diffusori di contagio.
Questi ultimi, naturalmente, non riescono a comprendere e accettare simili accuse in quanto ritenute totalmente infondate e basate su una interpretazione per lo meno superficiale se non largamente distorta della situazione contingente.
Se facciamo un parallelismo con il fenomeno stradale, per la strage motoristica le criticità relative all’opinione pubblica e istituzionale riguardano una grave sottostima dell’entità del pericolo o, qualora se ne percepisse la gravità, l‘incomprensione delle cause reali e quindi la conseguente inadeguatezza delle soluzioni basate su premesse infondate.
Tornando all’emergenza virale in corso possiamo dire che si è raggiunta una buona consapevolezza generale sulla gravità della situazione mentre i due contrastanti approcci risolutivi sopra descritti evidenziano invece una notevole asimmetria conoscitiva del fenomeno patologico con una conseguente deriva comportamentale che risente, da parte di alcuni, più di fobia emotiva, ai confini con la psicosi, che di atteggiamenti razionali e mirati.
Questo può accadere quando ci rifiutiamo di capire, ragionare, fare un piccolo sforzo mentale per comprendere situazioni e dinamiche non necessariamente complesse ma anche solo insolite o particolari.
Entrano in gioco allora fenomeni come le euristiche, ovvero processi cognitivi sintetici di giudizio, che non richiedono valutazioni più approfondite e analitiche. In questo caso uno slogan, una formula verbale come “IoRestoACasa” racchiude tutto quello che devo sapere e fare, senza costringermi a pensare oltre.
E’ molto triste prendere atto di quanto sia diventato faticoso e crei disagio provare a ragionare per capire meglio la realtà che ci circonda, rintanandoci nella nostra “comfort zone” delle regolette e dei luoghi comuni come, per la sicurezza stradale, indossare la cinta, il casco, non usare il cellulare, la bici è pericolosa, il pedone si getta sulle strisce, etc, senza scendere nel profondo delle varie leve che muovono le azioni umane alla guida.
E provoca ancora più amarezza e sconforto notare che l’approccio consapevole e scientifico ai fenomeni patologici sociali venga visto come inopportuno o addirittura pericoloso da chi si ferma alla superficie delle questioni.
Per non parlare poi delle istituzioni quando si appiattiscono su queste stesse posizioni all’insegna dell’approssimazione.
Alfredo Giordani
Rete #Vivinstrada
Testo decreto 9 marzo 2020 che riporta il dispositivo:
" ...lo sport e le attivita' motorie svolti all'aperto sono
ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il
rispetto della distanza interpersonale di un metro;»